Qual’è la differenza tra mantella, poncho e cappa? Breve viaggio nella storia di questi indumenti

Rieccomi qua! E soprattutto, buonissimo 2025!!! Nello scorso articolo vi ho parlato di un modo simpatico e molto trendy per utilizzare due capi di abbigliamento che solitamente vengono un pò “lasciati da parte” quando fa molto freddo, a favore di piumini e giubbotti imbottiti: i cappotti e le mantelle. Abbiamo visto però che possiamo continuare a utilizzarli entrambi, creando un bel layering indossando assieme cappotto e mantella. Dopo aver visto come abbinarli assieme e qualche immagine per ispirarci nella scelta della nostra mantella, mi sembra sia giusto (e divertente) fare un breve “giretto” indietro nel tempo, e siccome “la curiosità è femmina”….io come sempre, sono proprio curiosa di scoprire le origini e le differenze tra mantella, poncho e cappa, dalle origini…ad oggi!

Nell’articolo scorso ho espresso il fatto che la mantella e il poncho siano capi tornati “di attualità”…in effetti, erano molto in voga negli anni 60/70, facevano parte dell’abbigliamento stile boho utilizzato dai “Figli dei fiori” o “Hippy“, che anche attraverso il loro modo di vestire esprimevano i loro ideali di pacifismo e libertà totale dalle “convenzioni” della società…

…E non solo in quel periodo, perché in realtà mantella, poncho e un altro indumento molto simile a questi come la cappa (già che ci siamo, vedremo di cosa si tratta) erano già usati in tempi molto, ma molto più remoti. La mantella femminile infatti deriva dal classico mantello, di cui Wikipedia dà questa definizione: il Mantello (dal latino mantellum “velo”) è un indumento senza maniche e di varia lunghezza, in alcuni casi munito di cappuccio, che si indossa sulle spalle e agganciato al collo. Da non paragonare però alla cappa, in quanto a differenza di essa, non presenta tagli predisposti per maniche o chiusure anteriori con bottoni o altri accessori.

Era un capo che veniva portato sopra gli abiti per proteggersi dal freddo e dalle intemperie, ed era considerato anche un simbolo di prestigio. Era indossato, in modelli diversi, nell’ antica Grecia (himation, clamide), dagli Etruschi (trabea), e dai Romani, con la loro famosissima toga.

L’himation e la toga erano grandi teli rettangolari di stoffa leggera lunghi fino alle caviglie, che, avvolti sapientemente attorno al corpo creavano i classici drappeggi che ancora oggi possiamo vedere nelle statue e nelle raffigurazioni di quel tempo. La clamide e la trabea erano di dimensioni più piccole, ed erano indossate dai viandanti e dai soldati perché essendo più ridotte erano ritenute più pratiche. Inoltre, nell’antica Roma esisteva un altro tipo di clamide: era chiamata imperiale, ed era realizzata in seta color porpora. Era lunga fino a terra ed era intessuta in oro. Ciò la rendeva preziosissima, ed era indossata solamente dai generali che celebravano una vittoria oppure dai futuri imperatori, come simbolo del potere.

Un Imperatore romano indossa una Toga Picta di colore viola intenso
Un Imperatore romano con una Toga Picta – Immagine Alamy

Nel Medioevo, il mantello era un segno distintivo tra la nobiltà e il popolo; il modello utilizzato dalle persone comuni consisteva in un capo semplice ed ampio, chiamato lacerna, cappa o piviale. Era realizzato in un tessuto pesante e molto grezzo, aveva un cappuccio e le sue dimensioni consentivano di coprire tutto il corpo. La sua destinazione d’uso era concepita solo per fini utili, non era affatto un capo di abbigliamento a scopo decorativo o di abbellimento. Nonostante questo, non tutti potevano permettersi di possederne uno!

Una riproduzione di un mantello medievale
Una riproduzione di un mantello medioevale – Immagine Gettyimages

La nobiltà invece indossava capi resi preziosi da tessuti pregiati e da ricche decorazioni. O in pellicce pregiatissime come quella dell’Ermellino, riservata ai regnanti. In questo modo opulento il mantello era indossato anche dai cavalieri, dalle dame e dai sacerdoti. Si narra che San Martino e San Francesco, appartenenti a famiglie nobili, donarono il loro mantello ai poveri in segno di umiltà, generosità e abnegazione.

Dame medioevali con mantello
Dame in abbigliamento medioevale – Immagine Gettyimages

Nel Rinascimento il  mantello faceva anche parte dell’abbigliamento, al modello principale si erano aggiunti la giornea, aperta ai lati e fermata in vita da una cintura; la guarnacca, lunga, con maniche ampie e foderata di pelliccia, e il lucco, un lungo mantello di colore rosso o scuro indossato dai personaggi più nobili. I tessuti erano decorati con motivi floreali o preziosi broccati.

Due uomini del Rinascimento indossano mantelli
Mantelli di epoca rinascimentale – Immagine Gettyimages

La Cappa ha origini seicentesche. Era un soprabito senza maniche, che come forma somigliava molto a un largo poncho. Aveva una forma a ruota con una lunghezza al ginocchio. Poteva essere fermata su una spalla e fatta passare sotto l’altro braccio oppure veniva indossata semplicemente allacciata al collo. In tessuti preziosi tra i quali la seta, la cappa era l’indumento amato da nobili e cavalieri.

Uomo del 1600 indossa una cappa
Abbigliamento del 1600 con cappa – Immagine Gettyimages

Il tabarro veneziano era un tipo di mantello molto in voga nel ‘700, era una via di mezzo tra la cappa e il mantello, per questo poteva essere più o meno corto. Aveva forma a ruota o a mezza ruota, era arricchito da ricami e in tessuti preziosi come il velluto. Il colore principale era il rosso per i più facoltosi, ma i cittadini comuni o i mercanti lo indossavano solitamente in tessuti più semplici e di colore scuro. Alla fine dell’ ottocento entrò a far parte della moda dell’epoca anche il palto’ e il mantello alla francese, un soprabito di varie lunghezze destinato soprattutto al pubblico femminile.

Donna del 1800 indossa una lunga mantella
Una lunga mantella del 1800 – Immagine Gettyimages
Dame del 1800 con i loro vestiti
Modelli secondo la moda dell’800 – Immagine Gettyimages

Nei primi anni del 1900, secolo di grandi innovazioni, anche lo stile di vita cambiò e con esso lo stile della moda. Anche i modelli di mantelle, poncho e cappe vennero rivisitati e rinnovati. Uno stilista molto in voga all’epoca, Paul Poiret, creò dei modelli di questi indumenti molto somiglianti ai kimono aggiungendo ampie maniche. I tessuti potevano essere in fantasie etniche o floreali, erano in velluto o con bordi in pelliccia. Queste mantelle potevano essere anche strette in vita da una larga fusciacca solitamente in seta.

Donna indossa una mantella kimono del 1900
Immagine Gettyimages

Anche la cappa venne ridisegnata da uno stilista, Mariano Fortuny, che creò una veste/kimono dalle linee dritte e decorata con ricami. Ideò anche un tipo di mantella femminile detta Knossos, dal tessuto leggero e che cadeva morbido avvolgendo e mettendo in risalto le forme del corpo. Evocava con i suoi drappeggi e le sue decorazioni ricamate i modelli di mantelli femminili dell’antica Grecia. Era un capo amatissimo dal pubblico femminile perché ritenuto, oltre che sensuale, anche molto, molto elegante.

Negli anni ’20 poi, un’altra evoluzione sconvolse le regole della moda: era il tempo del proibizionismo in America e i gangsters dettavano legge…le donne tagliarono i capelli in sbarazzini caschetti cortissimi, e anche i vestiti cambiarono radicalmente; decorati con frange e perline, avevano il taglio della vita bassa, si accorciarono scoprendo le caviglie e buona parte delle gambe fino al ginocchio, causando non poco scandalo tra i benpensanti: era l’epoca del Charleston! Derivato dal jazz e predecessore del rock’n roll, questo ballo aveva un ritmo veloce e sincopato, ben lungi dai classici balli “da sala” in cui si esprimevano grazia e buone maniere, tanto da essere chiamato dai suoi detrattori “il ballo degli epilettici”. Nei locali ci si scatenava al ritmo di questa musica frenetica, era in atto una vera, drastica rivoluzione dei costumi, e anche la moda non poteva non adeguarsi a questo cambiamento radicale. Di quest’epoca possiamo ricordare, dello stilista Jeanne Lanvin, mantelle ricamate e decorate con perle. A forma di uovo con bordi in pelliccia, o realizzata in organza a strati.

Negli anni ’30 una stilista dell’epoca, Elsa Schiaparelli, realizzò molti modelli di cappe e mantelle, ritenuti ancora oggi dei “capisaldi” dei modelli odierni, tra cui uno dei più famosi è la cappa in vetro, realizzata in materiale sintetico. In quel periodo si cominciò ad utilizzare la fotografia nel mondo della moda, e ciò dette avvio a quella concezione di moda che abbiamo anche ai giorni nostri. La moda che, grazie alle immagini, viene promossa, divulgata e pubblicizzata. Dalle prime fotografie di quegli anni, alle riviste di moda…fino ai “post” e alle “condivisioni” su internet dei giorni nostri.

Negli anni successivi la mantella venne utilizzata spesso dai molti stilisti dell’epoca, da Dior a Balenciaga, come un elemento che donava bellezza ed eleganza ad outfit ultrafemminili come raffinati tailleurs, fino a diventare, negli anni ’50, un capo da indossare sopra gli abiti da sera. Negli anni ’60 mantelle e poncho erano lineari e dall’aspetto più geometrico e “a campana”, per gli abiti da sera i modelli erano leggeri e con bordure in pelliccia o plissettati.

Abbiamo visto all’inizio di questo articolo come negli anni ’70 mantelle e poncho con motivi floreali ed etnici fossero di tendenza tra gli Hippy, ed erano indossate spesso dai cantanti dell’epoca; Elvis Presley, David Bowie e Janis Joplin apparivano sul palco indossando spesso questi capi durante le loro esibizioni. Inoltre erano molto in voga enormi scialli lavorati a mano nella versione in maglia di lana o cotone più spesso per i modelli più leggeri, spesso decorati con frange.

Mantella anni 70 ricamata appartenuta a Janis Joplin
Una mantella appartenuta alla cantante Janis Joplin. Non è meravigliosa? – Immagine Gettyimages

Negli anni ’80  indumenti come mantelle, cappe e poncho videro un marcato declino, erano infatti utilizzate perlopiù solo dagli stilisti giapponesi. Nel resto del mondo occidentale era ritenuto ormai un capo d’altri tempi, più “da fiaba” o da “supereroi”. Era un’epoca in cui si cominciava già a guardare all’arrivo del nuovo millennio. Le tendenze presero tutt’altra direzione, sulle passerelle sfilavano modelle con giacche dalle spalle imbottite enormi e dal taglio squadrato. In Italia era il periodo dei paninari, e chi è stato  giovane o teenager a quell’epoca (anni bellissimi, tra l’altro) se li ricorderà. Soprattutto i jeans Levi’s 501, il piumino imbottito e le scarpe mocassino “Timberland” erano di regola. I jeans, dal taglio a sigaretta, con o senza “risvoltino”, erano lunghi fino alla caviglia, mostrando parte dei calzettoni. Erano molto in voga anche i giubbini scamosciati con pelliccetta interna. La mantella, in quel contesto, veniva considerata ormai parte degli indumenti “del passato”, e assolutamente fuori luogo, così come i jeans flare o “a zampa d’elefante”. Guai a indossarli, chi lo faceva era subito etichettato come un “matusa“!!!

Questi indumenti vennero in parte rivalutati negli anni 90, quando ricominciarono a fare parte delle sfilate. Ai giorni nostri invece sono tornati molto di tendenza e sono un must-have nel guardaroba di ogni donna, diventando elementi di moda valutati e valorizzati dagli stilisti, che li propongono nelle loro creazioni in molti outfit innovativi e in molti modelli e materiali diversi. Per fortuna, aggiungo…perché a me in realtà mantelle, cappe e poncho piacciono molto. Sotto, concludo questo articolo con qualche piccola “curiosità”…sapete chi ha importato il poncho in Europa? Avete mai sentito parlare del mantello dell’Opera?

Tre poncho andini colorati esposti in vendita
Poncho andini – Immagine Gettyimages

Il poncho è un capo di origini sudamericane, utilizzato specialmente dalle popolazioni andine. È semplicemente un pezzo quadrangolare di tessuto con un foro al centro, per il passaggio della testa. Può essere colorato in modo variopinto con motivi etnici e decorato con frange. In Italia questo indumento era spesso indossato da Giuseppe Garibaldi, che lo aveva importato dai suoi viaggi in America Latina. Patriota coraggioso, carismatico e forse inconsapevolmente, uno dei primi influencer della storia, con il suo poncho così innovativo per l’epoca!!!

Giuseppe Garibaldi indossa un poncho a righe
Giuseppe Garibaldi con il poncho – Immagine Gettyimages

Il mantello dell’Opera è un indumento realizzato in tessuti pregiati come velluto, lana, cachemire o in pelliccia. Viene usato sia dagli uomini che dalle donne per proteggere dalla pioggia gli abiti da gran sera, per renderli visibili e per evitare di schiacciarli troppo o sgualcirli come potrebbe succedere se si indossasse un cappotto.

Visto? La maggior parte degli indumenti che indossiamo oggi, e che sembrano “novità”, in molti casi sono rivisitazioni di capi di abbigliamento che si usavano già nel passato. Vengono riproposti con rinnovata freschezza, e con la nostra fantasia valorizzano i nostri outfit più moderni e di tendenza. È bello sapere che anche in passato molte donne amavano vestire alla moda, proprio come noi…la mantella e il poncho erano così indossati probabilmente anche dalle nostre nonne, e guardare il passato non è solo triste nostalgia. È una ricerca di noi stesse, per trovare le nostre radici, proprio come un albero che, forte e saldo,alza e proietta i suoi rami in avanti, verso il futuro. Ancora, un buonissimo anno nuovo, che sia pieno di felicità e salute! A presto!

Ragazza bionda sorride e indossa cappa in pelle nera

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