
Vi ho già mostrato in un altro articolo come la tuta jumpsuit sia un ottimo indumento. Comoda e versatile, in tanti modelli e tessuti diversi, possibile da adattare a più occasioni solo abbinandola con i giusti accessori.

Ma come è nata la tuta jumpsuit? Chi ha avuto per primo l’idea di realizzare questo indumento?
Storia della tuta jumpsuit
Generalmente la tuta è un capo di abbigliamento che ricopre tutto il corpo. Viene intesa anche come una forma di abbigliamento “comodo”, perché la parola “tuta” sta a indicare il classico completo sportivo in due pezzi, composto solitamente da giacca con la zip e pantalone lungo oppure maglietta a mezza manica e pantaloncini.

La prima tuta jumpsuit, curiosamente, è stata concepita da un uomo come un capo di abbigliamento…da uomo!!!
Nel 1919-20, nel bel mezzo del movimento artistico futurista, un poliedrico artista italiano, pittore, scultore, architetto, inventore e orafo Ernesto Michahelles in arte Thayaht, assieme al fratello RAM ideo’ un abito da uomo di forma essenziale, chiamato “TuTa”, un unico indumento con tasche e cintura che riuniva assieme pantaloni, giacca e camicia. Era un capo semplice ed economico, che voleva opporsi alla moda borghese di quell’epoca. Il nome “tuta” è un adattamento del francese tout-de-meme, tutto lo stesso, o meglio ” tutto uguale”.
Inoltre questo nome si adattava bene alla forma di questo nuovo, “strano”, per l’epoca, capo di abbigliamento: le maniche e il tronco a forma di T, una U per i fianchi e il cavallo, infine le gambe, con un taglio “divaricato” a forma di A.

La tuta venne realizzata anche per le donne, con una gonna a tubo al posto dei pantaloni, fatta con stoffe semplici e da abbinare con scarpe senza tacco, un capo all’insegna della semplicità, con l’intenzione di divulgare ideali antiborghesi.
Fu esportata negli Stati Uniti per destinarla ad aziende che si occupavano di uniformi per esercito e corpi speciali, ma senza alcun risultato.
Nel 1923 però in Unione Sovietica, a Mosca, Aleksandr Rodchenko e sua moglie riproposero un modello di tuta che fu presto definito “l’abito del proletariato”, sia per la sua praticità e sia per la visione di questo indumento secondo gli ideali dell’epoca. Questa tuta si chiamava “Varst”.
Nel 1940 Elsa Schiaparelli ideo’ la Shelter suit, una tuta femminile stretta alla vita e alle caviglie, e una mini borsa a tracolla. Questo modello era ispirato alle tute di sciatori e aviatori. In effetti, fino a quel momento, la tuta intera era destinata solo agli ambienti dell’aviazione e del lavoro.




In seguito, il marchese e stilista Emilio Pucci, entrò a far parte del mondo della moda con le tute da neve di sua realizzazione. Nel 1947 una fotografa, inviata di Harper’s Bazaar, fotografa un modello di questa tuta per un articolo da inserire nel numero di Dicembre di quella famosa rivista, riguardante la moda invernale in Europa e da lì incominciò il successo di questo indumento.


Negli anni seguenti Paco Rabanne ideò tute jumpsuit in materiale metallico, anche Pierre Cardin inseri’ nelle sue sfilate tute second skin in scenari futuristici e nel 1966 Valentino propose la sua creazione, così sulle riviste di moda apparvero gli scatti della prima tuta intera con il pantalone a zampa.



Ma la prima tuta jumpsuit a calcare la passerella fu quella di Yves Saint Laurent: era bianca, con il colletto, maniche lunghe, arricciata in vita e con forma del pantalone a palazzo. Era il 1970.

Intanto molte rockstars avevano già utilizzato questo capo di abbigliamento nelle loro esibizioni:
indimenticabili le tute di scena di Elvis Presley, che all’inizio le usava semplici e ispirate ai completi “da karate”, per poi esibirsi nei suoi show con capi sempre più sofisticati, con i pantaloni a zampa e incastonate di borchie e pietre colorate, ogni capo indossato da questo cantante aveva perfino un nome abbinato al colore e alla sua decorazione.

Anche David Bowie si esibiva in tute jumpsuit per il suo famoso personaggio “Ziggy Stardust”, così come erano indossate da “mostri sacri” del rock come Freddie Mercury, Jim Morrison, ecc., anche una sensualissima Amanda Lear appariva in molte delle sue esibizioni con jumpsuit attillatissime. Erano i tempi in cui il trend del momento era avere un aspetto dalla sessualità indefinita, le rockstar apparivano in scena con un make up totale e variopinto, era il periodo del “Rock con il rossetto”.



Da allora, la tuta jumpsuit è tornata spesso alla ribalta sulle passerelle dei maggiori stilisti, realizzata con svariati tessuti e in modelli sempre nuovi, ed è attualmente un capo entrato a far parte del nostro abbigliamento quotidiano, utilizzato e amato da molte di noi.
